IL NUOVO LIBRO DI ERNESTO SOLARI : "DANTE E LEONARDO, LA DIVINA SCIENZA"

un libro ricco di novità sui due protagonisti

Gioacchino da Fiore

L'edizio princeps della Commedia di Foligno

La quadrella del 1471 e il rebus

 

Leonardo: disegno del 1473

la Tazza Farnese

I tre fogli della Commedia

(Biblioteca Ghislieri Pavia)

 

Alle prime cinquanta copie numerate e firmate sarà allegato un ritratto originale di Dante realizzato per l'occasione dall'autore con una tecnica mista. (Le copie per collezionisti possono essere richieste direttamente all'autore)

Non è assolutamente vero che Leonardo, nel suo trattato sulla pittura, avesse demolito l'opera di Dante, criticare o avere opinioni diverse su alcuni aspetti non significa condannare. Ma, a causa di questa interpretazione, Leonardo non viene quasi mai accostato a Dante e alla Divina Commedia. Considero quindi una grave lacuna che il Vinciano non sia citato in molte pubblicazioni e non sia presente in mostre dedicate alla Divina Commedia di Dante ed al suo rapporto con l'arte.

2021 - ANNO DI DANTE ALIGHIERI-700° DELLA MORTE

IL NUOVO LIBRO DI ERNESTO SOLARI

"DANTE E LEONARDO, LA DIVINA SCIENZA"

EDIZIONI COLIBRI'

Il filo conduttore di Dante e Leonardo è legato alla lettura del II° Canto del Paradiso della Commedia, il più importante e complesso della terza cantica e sono presi in esame unicamente quei versi di ogni canto che possono aver colpito Leonardo o motivato i suoi interessi ideologici, filosofici, mistici, storici e culturali; questo percorso ci ha permesso di trovare, nelle opere di Leonardo, una nuova realtà che ci rivela un profondo legame con i canti della Commedia.

Leonardo, che aveva letto nel 1481 il “Comento sopra la Comedia” di Dante di Cristoforo Landino (Maestro di Poliziano e Marsilio Ficino), ha fatto buon uso degli insegnamenti del sommo poeta (indagandolo e sviscerandolo) nominandolo suo alter ego.

Egli ha visto in Dante non solo quella componente storico/politica che è stata evidenziata e privilegiata in molti testi usciti per questa ricorrenza, ma anche quella componente mistico-filosofica propria del grande iniziato, che non ha voluto vivere in modo "ufficiale" ma solo in questa sorta di arcana simbiosi con il poeta.

L’aspetto mistico di Dante, secondo chi scrive, è evidenziato dagli scritti, dal pensiero e dalle opere di Leonardo da Vinci, questo libro rappresenta anche il secondo passo verso la scoperta di una mistica leonardesca: il primo è stato l’indagine sul Leonardo neoplatonico e sui legami del genio vinciano con la scuola di Chartres, dove si studiava il Timeo di Platone e la Kabala ebraica (Leonardo Neoplatonico, edizioni Colibrì, 2019).

Dante sembra immedesimarsi nella figura di San Giovanni Battista, che annuncia la venuta di Cristo; ebbene, nel suo San Giovanni, Leonardo sembra proprio rendere omaggio al poeta che gli sta aprendo la strada verso la conoscenza e verso la redenzione. Il viaggio di Dante nel Paradiso ha sempre uno sguardo verso la Terra, così il Battista di Leonardo, con la sua oscurità, ricorda che il peccato ci riporta alla nostra primordialità. Attraverso la lettura che Leonardo fa della Commedia possiamo conoscere anche aspetti danteschi poco conosciuti insieme a personaggi estremamente importanti, primo fra tutti Gioacchino da Fiore la cui presenza è viva sia nella Commedia che in quel grande capolavoro universale che è il Cenacolo milanese (e il libro cita gli studi di Benedetto XVI su Gioacchino da Fiore).

La nostra epoca ha bisogno come non mai di due fari, esempi di luce, come Dante e Leonardo, universalmente riconosciuti quali geni rappresentativi dell’umanità. La loro luce può contribuire fortemente al raggiungimento di uno status di pace, di una unità fra popoli di diversa cultura e fede religiosa. 

Oggi sono considerate fondamentali, per l'ispirazione dantesca, le fonti ebraiche ed islamiche, ed è indiscutibile il loro influsso sulla Commedia (Avraham Abulafia e Ibn Arabi).

Come ho già avuto modo di scrivere nel mio Leonardo Neoplatonico, gli Arcani occultati, molti sono gli indizi presenti nelle sue opere che portano a pensare ad un profondo legame con la simbologia kabalistica ed in particolare con i suoi due testi principali: lo Zohar e lo Sefer Yezirah. Conoscenze che non sono ancora dimostrabili con documenti o scritti di suo pugno a noi pervenuti, salvo l'utilizzo di lettere o scritte criptate (ma come è noto molti suoi manoscritti sono andati perduti), quello che è evidente è il suo metodo operativo, riconducibile ad alcune leggi che sono proprie della grande mistica kabalistica. Nella Divina Commedia ed in altre opere dantesche questi elementi sono certamente presenti.

Il libro della creazione ed i suoi meccanismi, utili per il raggiungimento della perfezione creativa, non potevano passare inosservati agli occhi di Leonardo, che vi ha certamente intravisto la possibilità di intraprendere la via della conoscenza assoluta.

Tutto il Paradiso è imperniato sulla storia della luce..., anche la bellezza di Beatrice si traduce in una luce che crescerà di cielo in cielo e questa luce raggiungerà il suo tripudio nell’ottavo cielo, in cui appare il trionfo di Cristo e Maria, e poi nella rosa mistica. In questa scelta del tema della luce Dante trova sostegno, oltre che nelle letture mistiche, anche nella tradizione artistica medievale, che attribuiva massimo rilievo ai fondi oro nell’arte sacra, partendo dal concetto simbolico che il Sole rappresentasse l'immagine di Dio. E Leonardo interpreta questo concetto in modo esemplare nel suo Cenacolo, col Cristo-Sole al centro del cosmo e delle sue 12 costellazioni, ma anche in opere come la Sant'Anna a cui arriva dopo gli studi sulla luce presenti già nell'archetipo della Sacra Famiglia di Lipomo.

Dante e Leonardo vogliono, come il geometra, vedere: “come si convenne l’imago al cerchio, e come vi si indova”. La convenienza è il rapporto del cerchio. Ed ecco in quest’ultima similitudine apparire il grande problema: il rapporto del cerchio, la sua quadratura. 

Dante sembra aver voluto indicare in Dio la soluzione del grande problema e questa è certamente la strada che anche Leonardo segue e che il suo simbolico Uomo Vitruviano è li a ricordarci.

Ma anche tutte le tesi apocalittiche di Gioacchino da Fiore diventano per i due fiorentini motivo di profonda riflessione e considerazione. 

* * *

MOLTE LE NOVITA' SU LEONARDO CHE IL LIBRO PROPONE

Leonardo studiò da ragazzino la Commedia,  in seguito potrebbe essere venuto in possesso di una copia a stampa del libro. Nel 1471 a Foligno, infatti, ebbe inizio la stampa dell’Editio Princeps della Divina Commedia di Dante Alighieri di Joahann Numeister, che giunse nella città umbra da Magonza, intorno al 1463, per dare vita alla prima tipografia folignate, insieme ai fratelli Orfini. A circa vent’anni dalla scoperta della stampa a caratteri mobili di Gutemberg, la tipografia Orfini-Numesiter produsse tre opere importanti: il De bello italico di Leonardo Bruni (1470), le Epistolae ad familiares di Cicerone (1471) e l’Editio Princeps della Divina Commedia di Dante Alighieri..E oggi sono 550 gli anni da quella prima Edizio Princeps della Commedia. Foligno occupa dunque un posto di primo piano nella storia della stampa e detiene l’importante primato della realizzazione della prima copia stampata della più grande opera letteraria di tutti i tempi.

In quell'anno 1471 successero molte cose, fu l'anno della memorabile visita a Firenze del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza con un seguito di mille persone; è l'anno in cui l'Arcangelo Gabriele appare al Beato Amadeo Da Silva che era molto amato alla corte sforzesca milanese, e Leonardo realizza la sua prima opera pittorica, una maiolica raffigurante proprio l'Arcangelo Gabriele nei cui panni ritrae se stesso (il primo autoritratto di Leonardo?) come egli scrive in uno di quei rebus che il vinciano era solito fare e che è presente sulla quadrella stessa. E nella biblioteca di Leonardo troviamo (N°.101) il libro del Beato Amodio ma anche "L'Acerba" di Cecco d'Ascoli stampata sempre nel 1471.

A quest'opera seguì il primo disegno conosciuto di Leonardo (agli Uffizi) raffigurante, secondo alcuni, la Valle dell'Arno, secondo altri il territorio umbro della cascata delle Marmore, datato 5 agosto 1473.  

L' ipotesi della cascata potrebbe essere confermata dal profondo legame fra Leonardo e la Divina Commedia ed in particolare il XX Canto del Paradiso dove troviamo una terzina significativa che allude alla conoscenza di Dante di questi luoghi: udir mi parve un mormorar di fiume/che scende chiaro di pietra in pietra/mostrando l’ubertà del suo cacume“.

Sempre nel 1471, Papa SistoIV (Francesco della Rovere), per i numerosi debiti contratti con i Medici, consegnò la Tazza Farnese (Allegoria dell'Egitto realizzata in agata da uno scultore ellenistico) al ventiduenne Lorenzo il Magnifico andato a Roma per la consegna;  con lui, in qualità di esperti, si ipotizza la presenza del Verrocchio (il cui padre, Michele di Cione, era un fabbricante di piastrelle/quadrelle in maiolica) e del suo migliore allievo Leonardo. Verrocchio in quegli anni lavorava al monumento funebre per Piero e Giovanni de'Medici e poi anche a Roma....

La notizia recente del ritrovamento alla Biblioteca del Collegio Ghislieri di Pavia di alcune pergamene antiche(del 1350 circa) che si trovavano in una rara edizione del Timeo di Platone, potrebbero far pensare ad un legame con Leonardo. Infatti questi frammenti,  provenienti dalla Biblioteca Visconteo-Sforzesca del Castello di Pavia, riproducono alcune terzine relative ai Canti II, III, X e XI del Paradiso Dantesco. Confrontando tali canti con la tesi di questo libro possiamo notare in essi elementi riconducibili ad alcuni dei più significativi riferimenti leonardeschi, in particolare all'Allegoria della navigazione (Divina scienza/II Canto), alla Gioconda (III Canto), al Cenacolo (X Canto) ed ai due fari della mistica cristiana, S.Francesco e S.Tommaso (XI Canto). Tali riferimenti rendono lecita la possibilità che queste pergamene possano essere state studiate o addirittura appartenute al vinciano che, nella stessa Biblioteca, ebbe modo di studiare anche il manoscritto originale dell'Apocalisse di Gioacchino da Fiore ove possiamo trovare la stessa suddivisione degli apostoli adottata da Leonardo nel suo Cenacolo.  (tesi che il Prof. Pedretti pubblicò nel suo "Leonardo & io" edito da Mondadori nel 2008)

                                                                                            Prof.Ernesto Solari

 

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p.s.: Essendo il libro in continuità col precedente "LEONARDO NEOPLATONICO", chi fosse interessato a ricevere entrambi potrà richiederli all'editore COLIBRI'.

(Il libro è dedicato a mamma Tina nel 10° anniversario della sua scomparsa: 2011-2021)

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